Lavorazioni di superficie (cenni)
lucidoLe lavorazioni delle superfici (o superficiali) sono state definite a pelle rustica, a pelle mezzana o a pelle fina, in rapporto al grado di finitura al quale è portata la superficie stessa. Questa suddivisione in gruppi di lavorazioni è soprattutto di tipo gergale, mentre è più impiegata una classificazione per tipo di grana (da grossa a fine). In quest’ultima classificazione non sono comprese le fasi finali di lavorazione come l’arrotatura, la levigatura e la lucidatura.

Oggigiorno si sono aggiunte moderne lavorazioni superficiali grazie alla tecnologia quali la spazzolatura, l'anticatura, la fiammatura, la sabbiatura, decorazioni al laser, la fiammatura ad acqua.

Tutte le lavorazioni eseguite tradizionalmente a mano con utensili per urto, come bocciarde e scalpelli (a penna, raschino, gradina a penna dentata, calcagnolo a tagliente, con una tacca, sgorbia a tagliente curvilineo) oggi solo in casi eccezionali, vengono eseguiti con gli stessi utensili, ma di tipo pneumatico. In tutti gli altri casi si fa ricorso a macchine automatiche.

Sono queste le lavorazioni più impiegate per rivestimenti nei quali sono richieste ampie superfici con effetti di chiaroscuro. Le facce esterne di ciascun elemento devono presentare spigoli vivi e ben cesellati, in modo che le connessure non eccedano la larghezza di 3 mm. In queste lavorazioni e nelle precedenti, i letti di posa e le facce di combaciamento devono essere ridotti a perfetto piano e lavorati a grana fina.Non sono tollerate, né smussature agli spigoli, né cavità nelle facce, né stuccature in mastice o rattoppi.

Le lavorazioni a grana grossa, ordinaria e mezza fine hanno spesso lo scopo di simulare le superfici esterne dei blocchi monolitici. Ciò è realizzabile sia attraverso l’uso di un singolo tipo di lavorazione, sia di più tipi armonizzati fra di loro.

Per accentuare e rendere più persuasiva la simulazione del blocco litoide da parte della lastra sottile si ricorre spesso alla cordella, ovvero a una fascetta perimetrale lavorata a grana più fina. La cordella anticamente costituiva la superficie di spianamento dei vari elementi a blocco e serviva a evitare le scagliature che avrebbero potuto verificarsi da parte della sbozzatura a piano in fase di montaggio.

Lavorazioni di bordo
Per tali si intendono quelle lavorazioni eseguite sul perimetro degli elementi e finalizzate alla valorizzazione ed evidenziazione delle connessioni verticali e orizzontali.
Le lavorazioni di bordo possono riguardare sia elementi con connessioni sul piano, sia con connessioni d’angolo verticali od orizzontali. Gli esempi descritti riguardano i casi più ricorrenti.

CONNESSIONI SUL PIANO PREVALENTEMENTE VERTICALI

1.a limbello (o limbellatura), consiste in un battente di 10-20 mm generalmente a metà spessore della lastra. Deve essere eseguita sulla testa dell’elemento se si vuole evidenziare il solo ricorso orizzontale, oppure sulla testa e sulla costa se si vuole evidenziare l’intero elemento (lavorazione onerosa da eseguirsi in laboratorio);

2.a bisello (o bisellatura), consiste in una smussatura perimetrale di 8¬-12 mm (lavorazione meno onerosa perché eseguibile a piè d’opera mediante frullino, ma solo nel caso di lavorazioni superficiali non lucidate);

3.con arrotondamento dei cigli, consiste in una semplice lavorazione degli spigoli vivi (è la più economica perché eseguibile a mano e a pie d’opera mediante carborundum, ma solo nel caso di lavorazioni superficiali senza lucidatura).

CONNESSIONI D’ANGOLO PREVALENTEMENTE VERTICALI

1. a spigolo dritto, consiste nell’accostamento di costa di elementi con bordi tagliati a 90°. E’ possibile la disposizione degli elementi a cortina in modo che le coste possano comparire alternativamente sui due lati, realizzando una presa di costa (è un tipo di connessione che “accusa” lo spessore e, pertanto, è poco impiegato nei rivestimenti sottili);

2. a spigolo smussato, è simile al precedente, ma lo spigolo esterno presenta una smussatura di 8-12 mm;

3. a battuta con limbello, consiste in un battente da eseguire solo su di un elemento per alloggiare l’altro a spigolo dritto, in modo da mostrare verso l’esterno due limbelli di dimensione proporzionata allo spessore, realizzando una mezza presa di costa. Molto impiegato per rivestimenti esterni;

4. a finto limbello, consiste nell’accostamento di spigolo di elementi con bordo tagliato a 90°. Questo tipo di connessione mostra limbelli che in realtà sono l’intero spessore degli elementi e non realizza alcuna presa di costa. Pertanto è impiegato soprattutto nei nuovi rivestimenti di litotipi in foglio;

5. a mitria (o quartobuono), consiste nell’accostamento di elementi con tagli a 45° su ambedue le coste. E’ un tipo di connessione impiegato soprattutto nel passato e tendente a imitare elementi architettonici monolitici; per questo, nel caso di litotipi disegnati, è possibile far ricorso a disposizioni a macchia aperta di spigolo, o comunque giocata. Impiegata soprattutto per rivestimenti interni;

6. a mitria con limbello (o quartobuono con limbello), è simile al precedente, ma con limbelli di 2-10 mm verso il profilo esterno. E’ impiegata correntemente per rivestimenti esterni e interni.

CONNESSIONI D’ANGOLO PREVALENTEMENTE ORIZZONTALI

Le più ricorrenti sono quelle riguardanti le scale e, in particolare, la connessione fra pedata (o grado) e alzata (o sottogrado). In fase di progettazione si possono prevedere diversi tipi di lavorazioni di bordo che tengano conto anche della possibilità di ricorso a litotipi differenti e a materiali di altra natura. Varianti della connessione a spigolo smussato, pur mantenendo la presa di costa, sono: a spigolo arrotondato, a becco di civetta (o di uccello), a toro, a spigolo con modanatura concava, a costa inclinata a sottosquadro e sono impiegate, oltre che per scale, anche per sedili, balaustre e in tutti quei manufatti che richiedono connessioni d’angolo orizzontali.

 
Adriano Graizzaro | ingegnere
phone 349 6259808

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