azul_imperialeIl marmo è una roccia metamorfica composta prevalentemente di carbonato di calcio (CaCO3).

Le rocce metamorfiche sono rocce che hanno subìto modificazioni nella composizione mineralogica o nella struttura e nella tessitura in seguito a mutamenti di temperatura e pressione: questo processo prende il nome di metamorfismo. Questa tipologia di rocce può derivare dalla trasformazione di rocce sedimentarie, magmatiche o da altre rocce metamorifche: il processo di trasformazione avviene comunque allo stato solido in particolari condizioni di pressione e temperatura. Gli atomi dei minerali in questa particolare condizione si dispongono in modo da formare nuovi reticoli cristallini. In laboratorio sono state evidenziate le condizioni di temperatura e pressione che portano alla formazione di minerali indice cioè che permettono l’identificazione delle rocce: in base a questi si è giunti al concetto di facies metamorfiche.
È impiegato sin dall’antichità come materiale per la scultura e per l’architettura. In questo senso il termine viene utilizzato per indicare anche altre pietre “lucidabili”, ossia le cui superfici possano essere rese lucide attraverso la levigatura.

Il basso indice di rifrazione della calcite, che permette alla luce di “penetrare” nella superficie della pietra prima di essere riflessa, dà a questo materiale (e soprattutto ai marmi bianchi) una speciale luminosità, che lo ha reso particolarmente apprezzato per la scultura. Si ricordi, a titolo di esempio, che l’artista e scultore Michelangelo Buonarroti prediligeva il “marmo bianco” di Carrara per le sue opere.

Il vocabolo deriva dal greco marmaros, con il significato di “pietra splendente”.

Caratteristiche geologiche e chimiche
Il marmo si forma attraverso un processo metamorfico da rocce sedimentarie, quali il calcare o la Dolomia, che provoca una completa ricristallizzazione del carbonato di calcio di cui sono in prevalenza composte e danno luogo ad un mosaico di cristalli di calcite o di dolomite (minerale). L’ azione combinata della temperatura e la pressione, durante la trasformazione della roccia sedimentaria in marmo, porta alla progressiva obliterazione delle strutture e tessiture originariamente presenti nella roccia, con la conseguente distruzione di qualsiasi fossile, stratificazione o altra struttura sedimentaria presenti nella roccia originaria.

Il colore del marmo dipende dalla presenza di impurità minerali (argilla, limo, sabbia, ossidi di ferro, noduli di selce), esistenti in granuli o in strati all’interno della roccia sedimentaria originaria. Nel corso del processo metamorfico tali impurità vengono spostate e ricristallizzate a causa della pressione e del calore. I marmi bianchi sono esito della metamorfizzazione di rocce calcaree prive di impurità.

Il marmo nella storia
Il marmo nella preistoria e protostoria
La realizzazione dei primi oggetti in marmo risale all’epoca neolitica (“età della pietra levigata”): nelle Cicladi, dove il marmo è particolarmente abbondante (soprattutto nelle isole di Paros e Naxos), sono presenti prima piccoli idoli e quindi sculture più grandi, datate a partire dalla fine del IV e nel III millennio a.C. ((3200-2000 a.C.), caratteristiche della produzione artistica della civiltà cicladica.

Alcune varietà di marmi originari del Peloponneso (“porfido verde antico” e “marmo rosso antico”) vennero utilizzate nell’ambito della civiltà minoica.

Nell’Egitto antico, a partire dall’epoca predinastica, diverse varietà di graniti, dioriti, basalti e alabastri vennero lavorate per la realizzazione di vasi rituali. A partire dalla II dinastia inizia l’impiego della sienite, una roccia granitica che venne utilizzata per il rivestimento delle piramidi di Chefren e di Micerino.

I marmi greci
statua_grecaLa Grecia antica era ricca di cave di marmo, con numerose varietà pregiate di marmi bianchi (pentelico, tasio, nassio, pario).

L’uso del marmo fu pertanto largamente diffuso sin dalle origini della scultura greca e nell’architettura di epoca classica, a partire soprattutto dai monumenti e templi dell’Acropoli di Atene del V secolo a.C. (il Partenone fu costruito interamente in blocchi di marmo pentelico).

I marmi romani
pavimento_alla_romanaPer influenza della cultura greca, il marmo venne considerato nella Roma antica un materiale particolarmente pregiato e man mano che nuovi territori venivano conquistati ne iniziarono a Roma le importazioni. Gli alti costi dovuti al trasporto da cave spesso lontane dal luogo di impiego lo resero inizialmente un materiale di lusso, il cui utilizzo per i monumenti pubblici, o per le ricche decorazioni delle superfici interne delle dimore private.

In epoca repubblicana i primi templi costruiti interamente in marmo bianco (II secolo a.C.: tempio di Ercole Vincitore nel Foro Boario, tempio di ) utilizzavano marmi importati dalle cave greche, accompagnati probabilmente da maestranze in grado di eseguirne la lavorazione (la Grecia era divenuta provincia romana nel 146 a.C.) e nelle intenzioni dei committenti, dovevano impressionare il “pubblico” con l’uso massiccio di un materiale tanto costoso e culturalmente significativo.

Contemporaneamente iniziò l’importazione di alcune varietà di marmi colorati (tra i più diffusi il “giallo antico”, il “africano”, il “pavonazzetto”, il “cipollino”), che vennero utilizzati, prima in frammenti inseriti in tessiture a mosaico, e poi in grandi lastre, per i rivestimenti parietali e pavimentali degli interni delle ricche dimore patrizie.

Sempre nel corso del II secolo a.C. iniziò lo sfruttamento delle cave di Luni (marmo lunense, oggi “marmo di Carrara”), che rappresentava un sostituto di buona qualità e più economico (per i minori costi di trasporto) dei marmi bianchi importati dalla Grecia.

Con l’epoca augustea, vennero importate altre varietà di marmi (“rosso antico”, “cipollino”). Dopo la conquista dell’Egitto (31 a.C.) iniziò l’importazione anche delle pietre egiziane, le cui cave passarono dalla proprietà regia dei sovrani tolemaici, alla proprietà imperiale, e che pertanto furono utilizzati solo nei più importanti monumenti pubblici voluti dall’imperatore (porfido rosso, vari tipi di graniti, basanite, vari tipi di alabastri).

Le cave dei marmi più importanti divennero progressivamente tutte di proprietà imperiale e una accurata organizzazione della lavorazione e dell’approvvigionamento verso Roma, permise una capillare diffusione dell’uso delle principali varietà in tutte le città dell’impero romano. La proprietà imperiale delle cave assicurava la disponibilità dei materiali necessari nei grandi programmi di edilizia pubblica, mentre il surplus veniva rivenduto per l’uso privato. Si diffusero in particolare le lastre per il rivestimento delle pareti interne e dei pavimenti, e i fusti di colonna in diversi marmi colorati, che arricchivano gli spazi interni dei monumenti pubblici e delle case più ricche.

Cave di altre varietà rimasero di proprietà privata ed ebbero una diffusione più limitata, a carattere regionale, ovvero per elementi decorativi o di arredo di minori dimensioni dove le condizioni delle cave e delle vene da cui si estraeva il materiale non consentissero di cavare grandi blocchi: alcuni di questi marmi furono particolarmente ricercati per la loro rarità. I marmi colorati furono utilizzati anche per le sculture con “tema esotico” (per esempio di barbari prigionieri) o in relazione al soggetto rappresentato.

L’utilizzo delle diverse varietà dipendeva dal costo di trasporto (data la difficoltà dei trasporti via terra per pesi consistenti, la lontananza dal mare e/o la mancanza di un corso d’acqua navigabile poteva rendere proibitivi i costi, almeno per l’utilizzo privato), dalla possibilità di estrarre quantità consistenti di blocchi di grandi dimensioni, dai cambiamenti nelle modalità di estrazione.

A partire dalla fine del II secolo d.C. anche in Italia il marmo lunense venne progressivamente soppiantato dal marmo proconnesio, un marmo bianco proveniente dalla piccola isola di Proconneso, nel mar di Marmara, favorita dalla vicinanza delle cave al mare, per cui i blocchi estratti potevano essere direttamente caricati sulle navi per il trasporto. L’abbondanza di vene sfruttabili anche per grandi elementi e l’organizzazione del lavoro nelle cave, che producevano manufatti semirifiniti o del tutto completi (dai capitelli, ai fusti di colonna, ai sarcofagi) permetteva di contenere ulteriormente i costi e favorì la diffusione di questo marmo nei secoli successivi (fu il marmo utilizzato per la costruzione di Costantinopoli).

Uso industriale del marmo
I marmi non colorati sono una fonte di carbonato di calcio puro, che viene utilizzata in un’ampia varietà di industrie. La polvere di marmo è un componente di coloranti e vernici, di dentifrici e di materie plastiche. Viene utilizzata anche nell’industria cartaria dove ha soppiantato il caolino.

Lastre
lastre_marmoIl marmo, dopo l’estrazione dalle cave per mezzo di seghe “diamantate”, oppure utilizzando la tecnologia dell’acqua pressurizzata, può essere lavorato a forma di lastre piane. Queste variano da uno spessore minimo di 1 cm, fino ad uno spessore massimo di circa 30 cm: lastre con spessore inferiore al centimetro risulterebbero eccessivamente fragili, scarsamente resistenti a sforzi di flessione e taglio, mentre spessori superiori consentono alla lastra di superare le fasi di lavorazione e trasporto evitando fessurazioni o rotture del materiale.

Una lastra con spessore superiore a trenta centimetri prende il nome di “massello”.

Le lastre di marmo vengono impiegate come finitura, ad esempio per rivestire pavimentazioni e pareti.

Trattandosi di un materiale poroso tende ad assorbire sostanze oleose, ecco perché talvolta viene sottoposto a trattamenti protettivi specifici.

Il costo di una lastra varia a seconda del pregio del marmo, della provenienza e del tipo di lavorazione adottata, oltre che, ovviamente delle dimensioni geometriche.

Marmo lastronato
Per marmo lastronato si intende una lastra di marmo “povero” completamente placcata (rivestita) con lastre (spesse circa 5 millimetri) di uno o più marmi pregiati. I marmi lastronati venivano utilizzati, ad esempio, come piani per i mobili per alte committenze. Con questa tecnica i marmisti di un tempo ottenevano piani in marmo pregiatissimi risparmiando notevolmente sull’impiego di marmi notoriamente costosissimi.

(fonte: Origine, escavazione, lavorazione ed uso in edilizia della pietra e del materiale lapideo)




 
Adriano Graizzaro | ingegnere
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